Gli archetipi mediterranei di Ennio Tesei

Il mito possiede un formidabile potenziale di sostituzione e assistiamo, nel presente come nel passato, a un intenso ampliamento retorico tra il Mediterraneo e i suoi miti, non come un "oximoron" di contrari (musica silenziosa, buoi accecante), bensì una "commoratio" o adeguamento di concetti (una goccia rappresenta tutto il mare) e qualsiasi naufrago è un Odisseo che si sente in grado di giungere con il suo remo sulle spalle fino ai luoghi dove non si conosce il mare o il sale, senza preoccuparsi del lungo ritorno a Itaca.

Ennio Tesei, scultore di primaria importanza nel panorama mondiale e dalle profonde tracce mediterranee, ci offre con la produzione di questa serie sui Miti del Mediterraneo il nucleo iniziale di una proposta ambiziosa. Il drammatismo e il vigore delle sculture e lo sviluppo espressivo in altri tipi di supporto e materiale di ciascun argomento, irradia la possibilità di ritornare ai temi di sempre dalle plastiche contemporanee.

L'opera di Ennio Tesei è forte, straziante, illuminante, drammatica e come gli dei di Senofane è valida a qualsiasi latitudine. La proposta del maestro trasforma il Mediterraneo in un mare per tutti gli affluenti, dall'Apocalisse - la lotta degli angeli - a Ovidio - la caduta di Icaro; da Omero e Dante - l'ultima nave di Odisseo colpita dal vortice di Cariddi - al cavaliere di Ariosto - Orlando che attraversa il fuoco della luna - all'Odissea, da Ariosto al drammatico e tristemente attuale gruppo della famiglia straziata davanti al muro.Muro vero e proprio come quello che sta costruendo Israele, ignorando che i muri e le inferriate rendono prigionieri al contempo coloro che si trovano ai due lati. Questo muro della disuguaglianza rabbiosa (la conquista della luna di un mondo che muore di fame) non è un dramma regionale Mediterraneo (che lo è comunque), bensì una vergogna universale per noi contemporanei, in quanto nonostante sia uno degli obiettivi più chiari del Millennio e dichiarato dall'ONU con il supporto diretto dell'UNESCO, la FAO e altri organismi specializzati come probabilmente l'obiettivo più urgente, è una sconfitta mondiale perché da qui al 2015 è praticamente impossibile corregere questa flagrante deviazione.

Il Mediterraneo è il mare della tenacia. Il mare le cui genti sanno resistere, uscire dalle macerie - dell'ultimo terremoto a Messina o dell'ultimo bombardamento a Beirut - scrollandosi la polvere dal convincimento che non vi è altro rimedio che calare il remo e continuare ad andare avanti. è ciò che insegna Tiresia nel confidare a Odisseo/Ulisse i segreti della vita. Perché la vita di ogni mortale è guidata da un filo, di cui si occupano le sue tre figlie, le Moire: Cloto - la prima - è quella che lo fila al filatoio, Lachesi quella che lo avvolge e l'ultima, Atropo, implacabile con le forbici quella che lo taglia quando l'esistenza è giunta alla fine. Le convinzioni cambiano, ma il filo no.

José Manuel Gironés y Guillem