I porti del Mediterraneo

Opere della natura e dell'uomo, gli approdi del Mediterraneo raccontano di dolorose partenze e di agognati arrivi. Limite o trampolino, il porto segna l'inizio di una navigazione che nel Medioevo non è mai agevole: tempeste, bonacce, assalti di pirati e mal di mare. Eppur si viaggia. Il Mediterraneo, che nella visione braudeliana è pianura liquida e superficie di trasporto, talvolta appariva come muro e limite invalicabile.

A quei pellegrini che, a partire dal IV secolo, decidevano di recarsi in Palestina, lì dove Cristo aveva mosso i suoi passi ("ubi steterunt pedes eius"), si presentavano due opzioni: camminare o navigare. Andar per mare era una scelta coraggiosa, ma spesso obbligata. Il tragitto dall'Europa al Vicino Oriente, per via di terra, si presentava molto più lungo. Alcuni viaggiatori occidentali pensarono di seguire la "via diagonalis" che dal cuore del Vecchio Continente conduceva, attraverso Balcani, Anatolia, e Siria, fino alla Palestina.

Tale percorso fu noto a lungo come cammino di Carlo Magno, dando credito a una tradizione che raccontava di un pellegrinaggio dell'imperatore franco. Si marciava a una media di trenta chilometri al giorno, forse cinquanta in sella a un cavallo, ma le navi consentivano di farne cento, addirittura duecento con i venti favorevoli. In termini di rapporto spazio-tempo, non c'è confronto. Tra fatica e scomodità, quest'ultima è il male minore.

I porti del Mediterraneo non sono tutti uguali. Ci sono grandi scali e piccoli approdi, ciascuno con il suo ruolo nel grande circuito della mobilità. Ma poiché le rotte del pellegrinaggio seguivano quelle del commercio, ci si orientava spesso verso i porti principali, Alessandria e Costantinopoli su tutti, da cui si proseguiva, cambiando imbarcazione o procedendo per via di terra, verso la Palestina. Il pellegrino non poteva in alcun modo determinare la rotta della propria nave. Spesso si accontentava della prima di passaggio con rotta a levante.

Nulla lascia ipotizzare, almeno per questi secoli, pellegrinaggi organizzati. Certo non mancavano le strutture ricettive. Gli alberghi dell'epoca si chiamavano hospitia o xenodochia, ma non erano esclusivi dei pellegrini. Né, tanto meno, si può pensare che fossero predisposti battelli carichi di fedeli. Non esistevano navi "ad usum peregrinorum", anche perché il pellegrinaggio, specie nei secoli altomedievali, è un'esperienza riservata a piccoli gruppi di religiosi, sostanzialmente monaci o vescovi.

Chi decideva di andar per mare doveva aspettare la buona stagione. Come i traffici commerciali, anche i pellegrinaggi in Terra Santa erano più complicati durante l'inverno. La limitazione del "tempus navigationis" è un principio di lunga durata nella storia del Mediterraneo. Da Esiodo a Vegezio, dal "Decretum Gratiani" alla Ghenizah di Fustat, apprendiamo della chiusura dei mari da ottobre-novembre a marzo-aprile. Gli ospiti di san Gerolamo lasciavano Betlemme dopo Pasqua per ritornare in patria. Lo stesso Gerolamo s'imbarca ad Ostia in agosto, per sfruttare i venti favorevoli: "mense Augusto, flantibus estesiis navim in Romano portu securus ascendi".

In crisi e con i Barbari alle porte, Roma resta la metropoli del Mediterraneo per antonomasia. Alla foce del Tevere un sistema binario fa da volano ad un commercio transmarino ancora molto florido nel Tardo Antico. Ostia è il porto fluviale lungo la foce del Tevere. Lì nei pressi, Claudio e poi Traiano potenzieranno l'area di scambio attraverso la costruzione di nuovi impianti attorno ai quali nascerà la città di Porto. Con la decadenza dell'Urbe diminuisce progressivamente la sua vocazione commerciale. Dal IV Ostia reimposta il suo carattere di città attraverso la costruzione della cattedrale, divenendo sede vescovile: ubi episcopus ibi civitas!

A partire dal IV secolo Porto, anch'essa sede vescovile, prende il sopravvento su Ostia proponendosi come principale scalo dell'area e rimanendo attivo almeno fino a tutto il secolo IX. Ostia e Porto non sono solo centri di approvvigionamento, ma anche di smistamento di cose e uomini: tra essi i pellegrini cristiani. Di qui partiranno Paola ed Eustochio, Melania Seniore, Melania Iuniore, Piniano e tutti gli altri membri di quell'aristocrazia romana che rinnoverà i fasti del viaggio ad Oriente, adesso diretto "ad Christum".

Giuseppe Perta

(tratto da: G. PERTA, I porti del pellegrinaggio in Terra Santa (secc. IV-X), in Studi in onore di Guglielmo de' Giovanni-Centelles, cur. E. CUOZZO, Salerno 2010, pp. 251-54).