Ruggero I gran conte di Sicilia

Nell'ambito del Progetto "L'insediamento normanno in Sicilia - Serlone" realizzato dall'Istituto Italiano dei Castelli - Sezione Sicilia, il volume, curato dall'Accademico Pontificio Prof. Guglielmo de' Giovanni-Centelles, raccoglie gli interventi di noti studiosi del periodo normanno, intervenuti verso la fine del 2001 a Troina per celebrare i novecento anni dalla scomparsa del Gran Conte di Sicilia. Nel contempo, la pubblicazione del volume onora i venticinque anni di cattedra universitaria del Prof. Errico Cuozzo.

La personalità di Ruggero I, delineata con acume scientifico e gusto letterario da Salvatore Tramontana, si muove su tre piani: più che guerriero, egli è cavaliere che fa la guerra; è un abile politico che valorizza "la reciproca e proficua collaborazione fra potere normanno e funzionari saraceni"; è un uomo spregiudicato, ma al tempo stesso lungimirante nel trattare gli affari e capace di usare la diplomazia.

Tali doti muovono il Gran Conte verso la conquista della Sicilia musulmana; un'azione politico-militare che induce Cosimo Damiano Fonseca a chiedersi ancora se per tale impresa si possa parlare di precrociata, crociata o paracrociata. Gli elementi ci sono tutti, dal momento che la ricristianizzazione dell'Isola fu vissuta dai contemporanei secondo quello spirito crociato che di lì a poco avrebbe animato il passagium in Terrasanta. Tale espansione per la difesa della Cristianità, come mostra Bernard Ardura, ha influssi anche sulla devozione quotidiana del popolo cristiano, al punto da consentire di delineare una "ecclesiologia della riconquista mediterranea".

Giorgio Aquilina, analizzando la politica mediterranea di Ruggero I, si sofferma sui suoi rapporti con l'Arcipelago Maltese, la cui posizione strategica di ponte tra Oriente e Occidente, non poteva certamente essere ignorata. La conquista di Malta, dunque, fa parte di un chiaro progetto che mira a restituire all'isola un'identità cristiana. Ma l'interesse dei Normanni, come illustrato da José Manuel Gironés, si volge anche verso la Spagna, dove viene creata la Contea di Tarragona. Nonostante il fascino che suscita l'accostamento della figura cavalleresca di Ruggero I a quella del Cid Campeador, la presenza normanna in terra di Spagna si rivelerà di effimera durata. è importante, nel contesto mediterraneo, analizzare anche i rapporti tra la Contea di Sicilia e l'Africa del Nord, come fa Jean-Marie Martin. In Africa si sono rifugiati i musulmani che, appena possono, cercano di riconquistare l'Isola. E in Sicilia trovano rifugio i cristiani che vivevano in Africa. A ciò si aggiungono gli interessi complementari in campo economico che hanno le due regioni.

Ma l'impegno maggiore per Ruggero I resta l'amministrazione della Sicilia. Hiroshi Takayama illustra le diverse fasi della nascita del sistema amministrativo normanno, evidenziando le differenze tra l'amministrazione in tempo di guerra e quella in tempo di pace. Dall'analisi emerge una graduale esclusione degli ufficiali arabi dal governo centrale. Va così lentamante tramontando, nonostante l'atteggiamento di tolleranza religiosa funzionale alla politica di Ruggiero I, l'esperienza islamica in Sicilia. Anna Masala, però, ci ricorda che bisognerà aspettare l'epoca di Federico II di Svevia perché la cristianizzazione dell'Isola sia completa e l'Islam solo un lontano ricordo. Nel contenere l'avanzata islamica, ad ogni modo, l'azione politica del Gran Conte è finalizzata al controllo delle vie mediterranee verso Oriente.

L'alleanza tra Normanni e Chiesa, nell'affascinante ed erudito saggio di Guglielmo de' Giovanni-Centelles, restituisce la figura di Ruggero I come defensor Christianorum, colui che attraverso l'espansione politica nel Mediterraneo sostiene quella religiosa della Chiesa di Roma, rifondando la Cristianità in Sicilia attraverso la nomina dei vescovi. Tale politica episcopale, istituzionalizzata con il privilegio della "legazia apostolica", porta alla costituzione di sei diocesi da parte del Gran Conte e consente la definitiva latinizzazione dell'Isola.

Questo processo di ricristianizzazione, come mostra Salvatore Vacca, si inserisce in un contesto multiculturale che trova linfa vitale nella pluralità delle religioni professate in Sicilia fino alla prima età normanna. La convivenza tra ebrei, musulmani e cristiani - con la presenza anche del rito gallicano, documentata da Angelo Plumari - restituisce alla Sicilia quella naturale funzione mediatrice all'interno del mondo mediterraneo. Ciò si riflette anche nei monumenti e nell'iconografia del tempo, su cui si sofferma Vitaliano Tiberia, che sono interpretabili come espressione di una nuova pietas e del buon governo normanno nel Mezzogiorno.

Pasquale Corsi, attento studioso della presenza bizantina nel Mezzogiorno d'Italia, si sofferma su alcune fonti dell'XI secolo per evidenziare i caratteri della Sicilia e dei suoi abitanti. Mentre l'analisi di Edoardo D'Angelo ipotizza l'esistenza di un doppio prologo, cioè di due lettere dedicatorie poste una dopo l'altra, al De Rebus Gestis Rogerii et Roberti di Goffredo Malaterra. Il volume, corredato da alcune belle immagini del maestro Angelo Canevari sul tema della conquista normanna, si conclude con la disamina di Giuseppe Riggio di un codice liturgico normanno conservato oggi presso la biblioteca nazionale di Madrid. Le conclusioni, affidate ad Ortensio Zecchino, evidenziano l'importanza di questo studio sul Gran Conte Ruggero, "un personaggio cardine della storia del Mezzogiorno d'Italia, che con la sua azione e la sua personalità pose le premesse per trasformare la caleidoscopica realtà politica meridionale in uno dei più potenti regni dell'Europa medievale".

Pietro Porcasi