San Giorgio e il Mediterraneo
Il II Colloquio internazionale per celebrare il XVII Centenario di San Giorgio si è svolto sotto l'alto patrocinio di S. B. Em.ma il cardinale Lubomyr Husar, ed è stato organizzato dalla Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon, dall'Università Cattolica Ucraina di Leopoli, dall'Istituto Universitario "Suor Orsola Benincasa" di Napoli. Inoltre hanno offerto il loro prezioso contributo l'Istituto Italiano dei Castelli (sez. Sicilia) ed il Servicio Museos della Generalitat di Valencia.
L'incontro si inserisce all'interno di un più vasto progetto culturale, che ha l'ambizione di cogliere le 'radici' dell'Europa attraverso la rivisitazione delle fonti, le sole capaci di ancorare la ricerca ed indirizzarla alla scoperta della verità storica, impedendo, nel contempo, la stesura di velleitari manifesti propagandistici.
Senza pretendere di esaurire un complesso e delicato tema di ricerca, quale è quello dell'origine e della diffusione del culto dei "santi militari", i relatori che si sono succeduti hanno segnato due punti metodologicamente importanti.
Intanto mi sembra che sia stata definitivamente abbandonata la identificazione del santo militare con il santo patrono, che pur aveva avuto grande fortuna, soprattutto nella storiografia tedesca, agli inizi del '900.
In secondo luogo tutte le relazioni si sono mosse nella prospettiva di negare una diretta filiazione dei santi militari, e di San Giorgio in particolare, dalle divinità pagane, pur riconoscendone probabili ascendenze.
Credo che sia emerso in modo abbastanza evidente come le prime notizie biografiche su San Giorgio siano sicuramente attestate dalle passiones greche, e come la successiva diffusione di queste abbia portato all'arricchimento dell'iconografia del Santo, in particolare all'aggiunta del cavallo bianco, nonché alla nascita della sua definitiva fisionomia.
La strada più importante lungo la quale si diffuse il culto di San Giorgio in Occidente fu certamente quella del pellegrinaggio, una pratica già attestata nei primi secoli cristiani. I pellegrini, che, sbarcati a Giaffa, si incamminavano per Gerusalemme, dovevano passare per la città di Lidda, luogo del martirio di Giorgio e della sua sepoltura. Essi, che visitavano prima il sepolcro del Santo, poi quello di Cristo, finirono per attribuire a Giorgio e a Cristo, in una significativa sintesi cristogeorgiana, lo stesso potere di trionfare sull'Anticristo.
Alla fine dell'XI secolo i Crociati, defensores Ecclesiae, educati all'etica cristiana della guerra giusta e santa che l'ideologia gregoriana aveva propagandato in Europa, caricarono di nuovi significati questa tipizzazione fino a vedere nell'uccisione del drago la vittoria sull'Islàm, e a diffondere il culto di San Giorgio, come quello del Santo guerriero per eccellenza, del Santo degno di essere consacrato a patrono dell'ordo militum, cioè della cavalleria.
Certamente resta ancora molto da fare. Ma ho l'ambizione di credere che i risultati scientifici, a cui è pervenuto questo Colloquio, costituiranno un utile e, direi, indispensabile punto di partenza.
Errico Cuozzo